[vc_row][vc_column][vc_column_text]Castagnaccio, frittelle con la ricotta, necci, pattona, e poi ancora crepes e polenta dolce senza dimenticare il pane e la pasta fatti in casa. Eccole, sono solo alcune delle tante ricette che si possono realizzare con la farina di castagne. Dovrete solo aspettare la prima quindicina di novembre per acquistare quella nuova della Garfagnana. Per un autunno sempre più goloso!
Ancora pochi giorni e sarà disponibile, esattamente da lunedì 12 Novembre, presso il nostro shop online e il punto vendita di Gombitelli, la nuova Farina di Castagne delle Garfagnana. Ancora più dolce, ancora più buona! Direttamente dalle montagne che circondano la città di Lucca e fanno da cornice alla costa della Versilia, la nostra farina di neccio – altro nome con cui viene chiamata in Garfagnana, Lunigiana e in tutta la Provincia la farina di castagne – sarà pronta per essere usata nella preparazione di deliziosi castagnacci, pattona, necci e tutte le altre ricette della tavola contadina.
E così anche quest’anno si rinnova la tradizione della Civiltà del Castagno. Con l’arrivo della nuova farina di neccio, tornano sulle nostre tavole tanti piatti tipici della cucina di una volta quando le castagne non erano solo un’alternativa autunnale golosa per torte e frittelle, ma rappresentavano un vero e proprio mezzo di sostentamento. Era infatti solo grazie al loro elevato apporto calorico e al significativo valore nutrizionale che le popolazioni povere delle zone montane potevano sopravvivere ai rigidi inverni e spesso non morire di fame. Non è infatti un caso che nei secoli passati proprio le castagne fossero conosciute anche come “pane dei poveri”.
Ma procediamo per gradi e ripercorriamo insieme la storia di questi frutti e della farina dolce che vi si ricava dopo che sono stati essiccati e macinati finemente.
Storia di un albero, dei suoi frutti e della fraina che se ne ricava
Già ai tempi dell’Antica Grecia, il castagno era apprezzato e conosciuto per le sue svariate qualità, non solo nutrizionali, ma anche per il legname e per l’utilizzo farmacopeico delle sue foglie e dei suoi fiori. Molte sono le testimonianze scritte di ricette che sono giunte fino a noi, la più famosa di tutte è forse quella legata al pane nero di Sparta. Addirittura, Senofonte nel IV secolo a. C., parla del castagno come di albero del pane.
L’importanza nutrizionale delle castagne era nota anche sotto l’Impero Romano. Nelle Georgiche, Virgilio dà alcuni consigli sulla coltivazione di questo albero, Plinio lascia poi testimonianza di una particolare ricetta realizzata con la farina di castagne dalle donne durante le feste in onore di Cerere.
Durante il Medioevo furono soprattutto gli ordini monastici ad occuparsi – e a migliorare – la coltivazione dei castagni, a provvedere al loro rimboschimento nelle zone collino-montane e soprattutto a perfezionare le tecniche di trasformazione delle castagne. È in questo periodo che si afferma il mestiere di “castagnatores” che era svolto da contadini specializzati nella raccolta e nella lavorazione delle castagne. Ed è a partire da questo periodo che questi frutti diventano la principale fonte di sostentamento delle popolazioni di montagna. Per questo motivo le castagne erano considerate un cibo plebeo, che quindi non doveva comparire nei menù di corte. Ma a partire dal 1200, cominciò a diffondersi il termine “marrone” ad indicare i frutti più grossi e per questo di qualità migliore e quindi adatti anche per essere consumati alla tavola dei nobili.
Inoltre, sempre nel Medioevo, la castagna era apprezzata e utilizzata per le sue proprietà afrodisiache probabilmente dovute alla forma a “testicolo” del frutto. Queste qualità favorevoli all’amore si sono mantenute nei secoli, tanto che nel Settecento l’atto di donare ad una signora grandi marroni glassati – marron glacé – era un’aperta e maliziosa allusione.
Ma sarà nell’Ottocento che il consumo di castagne e di farina dolce troverà il massimo utilizzo e la più ampia diffusione tra le popolazioni contadine povere che in esse trovavano l’alimento principale della loro alimentazione.
Farina di castagne: proprietà e valore nutrizionale
Essendo ricche di carboidrati complessi, le castagne e la farina che se ne ricava, rappresentano una buona alternativa all’uso dei cereali. La farina dolce è inoltre ricca di amidi ed ha un discreto contenute di proteine. È poi fonte di sali minerali quali magnesio, potassio, ferro e calcio e possiede anche discrete percentuali di vitamine B1, B2, C e PP. Qualità importante della farina di castagne è che può essere consumata senza pericolo anche da persone affette da celiachia e intolleranza al glutine.
Farina di Castagne della Garfagnana
Dal colore avorio tendente al nocciola chiaro e dal sapore dolce con un retrogusto leggermente amarognolo, la farina di castagne della Garfagnana rappresenta una vera e propria specialità gastronomica della regione Toscana. Un alimento antico che ancora oggi viene prodotto seguendo passaggi e metodologie artigianali, nel pieno rispetto della tradizione contadine delle nostre montagne: dalla raccolta dei ricci ad ottobre, alla lenta essiccatura (fino a 40 giorni) fino ad arrivare alla fase di macinazione in molini a pietra. È grazie al rispetto con cui viene prodotta che la farina di neccio della Garfagnana è universalmente riconosciuta come una delle più ricercate e prelibate, apprezzata anche dai buongustai più raffinati sia per il suo sapore unico e immediatamente identificabile, sia per la sua consistenza vellutata al tatto e al palato.[/vc_column_text]
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