Le lenticchie, tra storia, significato e simbologia

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Sono il legume più consumato delle Feste. Soprattutto, non possono mai mancare sulla tavola del cenone di San Silvestro perché si dice portino abbondanza e ricchezza e perché non mangiarle sarebbe come privarci del più potente e antico porta fortuna alimentare che conosciamo. Solo un’usanza scaramantica? In parte sì e in parte no: esiste infatti una spiegazione storica molto concreta

Le lenticchie all’origine della storia

Se avessimo a disposizione una macchina del tempo e potessimo tornare indietro attraverso le ere, fino all’origine della storia che conosciamo, scopriremmo che lenticchie sono l’alimento alla base dell’alimentazione del genere umano sin dal Neolitico: sono state infatti il primo legume ad essere coltivato dall’uomo oltre 7000 anni fa.
La loro coltivazione, come è facile intuire, comincia in quella regione felice che erano le terre dell’Antico Egitto, rese fertili dal Nilo e dalle sue propizie inondazioni che ricoprivano il deserto di limo e in questo modo favorirono lo sviluppo dell’agricoltura.
Sin dall’inizio assunsero un significato ben augurale, probabilmente per il fatto che erano estremamente nutrienti. Il primo cenno storico legato alla loro esistenza risale al 525 a.C. ed è legato ad un mito. Nasce proprio sulle sponde del grande fiume egiziano, a Pelusio per l’esattezza, patria di uno dei più leggendari eroi dell’antichità, il grande Achille. Si racconta infatti che proprio da qui partissero navi egizie cariche di questi piccoli legumi verso i porti della Grecia e della Magna Grecia in Italia.

Ma i primati associati alle lenticchie non si esauriscono con miti ed eroi: sono infatti il primo cibo cotto e preparato dall’uomo di cui si abbia una testimonianza scritta. E la fonte di questa testimonianza, risalente a più di 4000 anni, è niente di meno che l’Antico Testamento. C’è infatti un notissimo episodio scritto nella Genesi che racconta di come Esaù, affamato dopo una dura battuta di caccia, si sia imbattuto nel gemello Giacobbe che aveva cucinato una minestra di lenticchie. Quando chiese al fratello un piatto per sfamarsi, Giacobbe glielo concesse a patto che lui rinunciasse alla sua eredità e al suo diritto di primogenitura: Esaù a cui non interessavano queste cose, accettò, rinunciando però per sempre al suo diritto di diventare re e guida degli Ebrei per una scodella di lenticchie.
È da questo episodio che ha origine la perifrasi che si usa quotidianamente “vendersi per un piatto di lenticchie”, che vuole indicare l’atto di darsi via per poco e di ricevere un compenso bassissimo rispetto al valore di quello che si dà in cambio. Ed è proprio per questo scellerato scambio che gli Ebrei sono soliti mangiare lenticchie quando sono in lutto: lo fanno in memoria del fatto che Easù dette via la cosa più preziosa che aveva.

Uscendo dalle scritture sacre e rientrando nel contesto storico, per millenni lenticchie sono state uno dei prodotti più importanti dell’agricoltura e del commercio del bacino del Mediterraneo. Erano uno degli alimenti più apprezzati sulle tavole dei Greci e dei Romani, ed erano tenute talmente in considerazione che quando Caligola fece arrivare a Roma la colonna egizia – che oggi troneggia nel centro del colonnato di Piazza San Pietro – la fece viaggiare attraverso il Mediterraneo protetta da un carico di questi piccoli legumi.

Inoltre, fu proprio un letterato – romano di adozione ma efesino di nascita – Artemidoro, nel suo trattato sull’interpretazione dei sogni, Onirocriticon (II secolo), a compiere la prima associazione simbolica sulle lenticchie, legandole all’annunciazione di lutti. Di tutt’altro parere è invece Plinio che ne esalta l’elevato valore nutritivo, glorificandone la capacità intrinseca di infondere pace e tranquillità agli animi tribolati. Tuttavia, nell’arco dei secoli a venire, il significato delle lenticchie, di essere foriere di morti imminenti o portatrici di abbondanza, varierà a seconda di sarà ad interpretare i sogni.

Nel Medioevo, le lenticchie abbandonano la tavola dei ricchi e dei nobili per diventare l’alimento più umile delle mense dei poveri. E proprio questo loro attributo di “alimento umile” porterà il medico Petronio nel Rinascimento a designarle come pasto adatto a chi desiderasse vivere una vita casta.

Alla corte di Luigi XIV poi le lenticchie venivano usate come mangime per i cavalli, mentre Alexander Dumas, che non era certo un fan di questi legumi, le definirà nel suo Grand Dictionnair de Cuisine del 1873 un alimento pessimo.

Le Lenticchie e il cenone di San Silvestro

Tra apologie e detrazioni, le lenticchie sono giunte fino a noi, attraversando tutta la storia del genere umano. Oggi come oggi, vengono consumate da tutti, senza distinzione di ceto sociale, la notte dell’ultimo dell’anno quale augurio di prosperità e ricchezza monetaria per l’anno nuovo. E se vi domandaste da dove arrivi questa specifica usanza culinaria, ancora una volta bisogna fare un lungo balzo indietro nel tempo.
Ogni inizio d’anno, gli antichi Romani era soliti regalare una borsa di cuoio piena di lenticchie – nota come scarsella – da legare alla cintura con l’augurio che questi legumi che tanto ricordavano nella forma piccole monetine, si trasformassero durante l’anno in denaro vero.[/vc_column_text]

[/vc_column][/vc_row]

Carrello
Torna in alto